Terremoto, crollo ex Ina Casa ad Amatrice. Testimonia Fabrizio Curcio: "I soccorsi per il sisma furono immediati"

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Si è tenuta ieri, 16 febbraio, nel Tribunale Penale di Rieti, l'udienza del processo che vede imputato, tra gli altri, l'ex Sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, per disastro e omicidio colposo per il crollo della palazzina ex Ina-Casa di piazza Augusto Sagnotti,1 ad Amatrice, sotto le cui macerie, il 24 agosto del 2016, morirono 7 persone; altre 3 rimasero gravemente ferite.

L'ex sindaco e consigliere regionale del Lazio di FdI, (difeso dall’avvocato Mario Cicchetti) è accusato di non aver revocato con un provvedimento espresso un'ordinanza 'contingibile e urgente' emessa dal suo predecessore, avendo permesso agli inquilini di rientrare nelle loro abitazioni.

Durante l’udienza è stato ascoltato tra gli altri Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile: “L'evento delle 3.36 del 24 agosto 2016 venne subito percepito come importante. Allora, come oggi, ero a capo del Dipartimento della Protezione Civile nazionale che si attiva in tempo reale per interventi emergenziali importanti. Alle 4 ci fu già la prima riunione, mentre intorno alle 9 decollai in elicottero da Roma direzione Amatrice. Nel comitato operativo ho disposto l'invio dei primi team già a partire dalle 5 con direzione Amatrice. Con il sindaco in un primo incontro definimmo quali fossero le aree dove concentrare l'attenzione, prendendo atto delle 69 frazioni. Il livello di distruzione era elevatissimo, con crolli generalizzati su buona parte dell'abitato. La collaborazione con l’amministrazione è stata sempre costante - ha precisato Curcio - Su circa 4 mila edifici ad Amatrice sono state fatte circa 7 mila schede, il risultato del sopralluogo: il 47% degli edifici valutati presentava danni".
Davanti al giudice Carlo Sabatini è stato ascoltato anche Bruno Porro, nel 2016 assessore a Sanità e Bilancio del Comune di Amatrice: “L'ordinanza di sgombero che era stata emessa dal sindaco Fedeli, predecessore di Pirozzi, ai sensi dell'articolo 54 del testo unico degli Enti locali, non necessitava di revoca espressa ma decadeva automaticamente col venir meno dei presupposti che l'avevano generata. Sono l'unico nel consiglio comunale di Amatrice che ha avuto vittime - ha continuato Porro in aula -. Nella loro abitazione nel centro storico sono morti i miei genitori e la sorella di mio padre che viveva con loro. Nonostante questo, con Sergio allora sindaco, andammo a fare i riconoscimenti dei cadaveri per non farlo fare ai parenti. Uno strazio, noi ci conosciamo tutti: i corpi erano talmente malridotti che su cento riuscimmo a identificarne tre. Ma al di là del lato umano, Sergio è stato un sindaco che ben prima dell'evento ha fatto creare una elisuperficie, i primi giorni di agosto riaprì la via Salaria, realizzando un modulo strategico per le emergenze. Fece sopralluoghi di stabilità laddove non era tenuto a farli, come nell'istituto Capranica che comunque risultava agibile. Ha fatto tutto Ha fatto tutto quello che poteva essere fatto per la sua terra. E anche di più". “Dall’istruttoria dibattimentale – ha dichiarato l’avvocato di Pirozzi, Mario Cicchetti – viene confermata la totale estraneità di Pirozzi per i fatti di cui è a processo. Tengo a ribadire che il sindaco non doveva essere tratto a giudizio, motivo per il quale il tribunale non potrà che mandarlo assolto”. Gli altri imputati sono il direttore e progettista Ivo Carloni e tre tecnici del genio civile Maurizio Scacchi, Giovanni Conti e Valerio Lucarelli accusati di omicidio e disastro colposi plurimi e lesiuoni personali colpose.

Fonte: Corriere di Rieti