L'Asl taglia le cure ad una bambina: "terapia troppo costosa"

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Siena, 22 maggio 2013 - UNA BAMBINA di 7 anni nata con gravi patologie per un errore medico, i suoi genitori che hanno lasciato il lavoro per starle vicino, l’azienda Usl 7 che prima riconosce efficace una cura e poi rivede la decisione e un processo infinito per aiutare la piccola Matilde.

Sono questi i «confini» di una storia incredibile con al centro il diritto alla salute della minore che per la costituzione ha ogni persona dal momento della nascita. In questo caso, purtroppo, è stato necessario bussare alla porta di diversi giudici. Ora siamo in Appello. La decisione arriverà chissà quando, ma, intanto, la piccina ha bisogno di ossigeno terapia mista a terapia fisica intensiva. Una cura che le è già stata praticata in America e riconosciuta prima valida e poi non più dall’azienda Usl 7 tanto che il dirigente che l’aveva autorizzata la prima volta e poi aveva rivisto la sua stessa decisione è sotto processo davanti alla Corte dei Conti.

A tutelare fin dall’inizio la bambina e i suoi genitori l’avvocato Mario Cicchetti che ora chiede alla Corte di appello di Firenze di aiutare Matilde nella sua lotta per la vita. Sì perché come scrive il legale nella comparsa di costituzione non è pensabile che prima l’azienda Usl 7 dica sì alle cure riabilitative in America (ogni ciclo costa quasi 70mila euro e la prima volta l’azienda lo aveva rimborsato), poi ci ripensi e sostenga che la piccina debba essere affidata al Centro Cemis di Massa e alla fine neppure questo va più bene.

Eppure Matilde era stata visitata a Siena e al Meyer e tutti i medici avevano detto e scritto che la cura americana aveva sortito effetti positivi. L’azienda si è costituita nel giudizio e chiede ai genitori della bima la restituzione del denaro perché ritengono che quanto liquidato come risarcimento per l’errore fatto in sala parto debba coprire le spese per la sua assistenza sanitaria.

A fronte di questo viene da chiedere: che fine fa il diritto alla salute di Matilde che non potrà mai avere una vita uguale ai suoi coetanei?

Fonte: La Nazione