Inchiesta sul parto in ambulanza

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Doppia inchiesta sul caso del neonato prematuro nato lungo l’autostrada A13 Bologna- Padova, all’altezza di Monselice. Il direttore generale dell’Ulss 5 Antonio Compostella ha aperto un’indagine interna per comprendere cosa esattamente sia successo, ricostruire con esattezza le dinamiche e il percorso che è stato intrapreso e riscontrare eventuali responsabilità.

Nel contempo, dopo la denuncia presentata ai carabinieri di Padova, è stato aperto un fascicolo in Procura, al momento contro ignoti, sul parto avvenuto durante il trasferimento della donna in travaglio dall’ospedale di Rovigo, dove era stata presa in carico
dal pronto soccorso, a quello di Padova, dove ora è ricoverato il bambino. Il piccolo ha subito danni molto importanti su tutto il corpo. La madre, una 46enne di Rovigo, ha affidato la sua difesa all’avvocato Mario Cicchetti del foro di Rieti.
L’AZIENDA SANITARIA
Il direttore generale dell’Ulss polesana spiega che non era stato «informato dalla sua organizzazione di quanto avvenuto il 9 gennaio. Venuto a conoscenza del fatto mi sono subito interessato e ho ricostruito
quanto avvenuto. La signora è stata registrata in Pronto Soccorso a Rovigo alle 11,50 e subito inviata alla divisione di ostetricia, dove è stata vista da due medici ginecologi, che hanno valutato, sulla scorta del quadro clinico, il trasferimento della gestante pretermine all’ospedale di Padova. Il cosiddetto trasferimento
con feto in utero. Alle 13,35 la signora è partita in autoambulanza accompagnata dall’autista del 118, con il ginecologo a bordo. Durante il tragitto, all’altezza di Monselice è stato espletato il parto con assistenza del medico ginecologo. Alle 14.17mammae neonato sono stati presi in carico dal personale dell’ospedale patavino».
Compostella precisa: «La decisione di trasferirla è stata presa sulla scorta del quadro clinico fatto nel momento della visita. Mi riferiscono che le condizioni non facevano presagire un’evoluzione così rapida». La domanda sorge spontanea: com’è possibile che nel giro di 20 minuti (13.35 partenza ambulanza, 13.55 rottura delle acque) non ci si sia accorti che la donna era in travaglio avanzato? «Questi sono aspetti che verranno affrontati sul piano dell’approfondimento tecnico e medico. Per quanto riguarda l’ambulanza in corsa, il mezzo non poteva fermarsi per questioni di tempo».

ACCERTAMENTI IN CORSO
Il direttore chiude: «In questo momento drammatico, il mio pensiero corre al piccolo e alla famiglia e mi metto a loro disposizione per ogni evenienza ». Per quanto riguarda il trattamento freddo, al limite del denigratorio, Compostella precisa: «Se è vero, sarebbe un fatto gravissimo».
L’ALTERNATIVA
La mamma precisa di aver dovuto chiamare il suo ginecologo per sollecitare la sua presa in carico: «Mi avevano detto al triage che dovevo aspettare, alle 11.46 ho telefonare al mio medico e solo dopo il suo intervento, alle 12.24, mihanno messo il braccialettino del ricovero che riporta proprio quell’ora». La
donna inoltre si domanda come mai i medici non abbiano preferito optare per unparto in sicurezza in ospedale e un successivo trasferimento del piccolo a Padova. A maggior ragione visto che in veneto esiste il Servizio di Trasporto del Neonato Critico presso il Dipartimento di Pediatria patavino che copre
anche la provincia di Rovigo. La cosiddetta “culla” è una mini unità di rianimazione mobile in grado di garantire al neonato non solo la temperatura appropriata,ma anche la ventilazione assistita e il monitoraggio delle funzioni vitali; viene collocata nell’ambulanza al posto o sopra la barella.

Fonte: Gazzettino