Matilde ha diritto ad essere curata in America

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IL VIAGGIO della speranza della piccola Matilde nata a Poggibonsi il primo marzo del 2006 può continuare. I giudici della corte di appello di Firenze (sezione lavoro) hanno infatti rigettato totalmente le ragioni avanzate dall’Asl 7 che non voleva più pagare le spese per curare la piccina in America.

Matilde affetta da gravi patologie per un errore medico durante la nascita ha bisogno di una particolare assistenza che solo negli Stati Uniti le possono dare. I suoi genitori, assistiti dall’avvocato Mario Cicchetti, avevano vinto la causa civile ed era stato loro liquidato un risarcimento di quasi tre milioni di euro. Subito dopo era stata fatta la richiesta all’Asl7 per poter portare Matilde in America. L’azienda sanitaria aveva accettato. L’Asl era poi ritornata sui propri passi per il secondo ciclo di cure sostenendo che la bambina poteva avere la stessa assitenza anche in Italia e in più sosteneva che i genitori, avendo avuto il risarcimento, potevano pagare i cicli negli Stati Uniti. L’avvocato Cicchetti aveva dimostrato che così non era e, soprattutto, che una cosa erano le cure e un’altra il risarcimento. Il Centro regionale di Riferimento dopo aver negato il secondo ciclo di cure aveva proposto il centro di Massa. Il legale della famiglia, attraverso i pareri di diversi medici, aveva dimostrato che Matilde aveva bisogno di una particolare cura che in Italia non c’era e soprattutto che le cure praticatele in America avevano prodotto effetti positivi. Era trascorso il tempo e anche il centro di Massa indicato in un primo momento non era più idoneo (sempre a detta di coloro che dovevano decidere) per la bambina. Era infine arrivato il ricorso. I GIUDICI dell’appello nel condannare l’Asl 7 e la Regione Toscana a rimborsare i soldi già spesi per aiutare Matilde ad avere una vita migliore testualmente nelle motivazioni scrivono: «Il sistema sanitario assiste la persona in ragione del diritto garantito dalla Costituzione e la legge lo assegna ad ogni cittadino che ne abbia bisogno» e poi chiariscono la differenza tra la spesa per la cura e il risarcimento e scrivono: «Si autorizza la cura all’estero perché in Italia non è possibile farla per ragioni di tempi o di professionalità e, dunque, l’assistenza speciale prestata in favore dei soggetti meno fortunati, benché si risolva in un esborso e non nella mera prestazione di un servizio, in nulla differisce dall’assistenza comunque dovuta dal sistema sanitario». Matilde è di nuovo in partenza per l’America con i suoi genitori per il terzo ciclo di cure. Lei non capisce (purtroppo) l’importanza della sentenza notificata ieri alle parti. Non sa e mai lo saprà che la decisione presa dai giudici «costituisce un precedente — afferma l’avvocato Cicchetti — e darà la possibilità a molte famiglie che si trovano nelle stesse condizioni di quella di Matilde di potersi curare in centri esteri di altissima specializzazione che, purtroppo, non hanno eguali in Italia». E così la speranza dei genitori di Matilde continua.

Fonte: La Nazione