Tetraplegica: coinvolta l'Ulss

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MALASANITÀ Aperto il processo con due ginecologhe imputate di lesioni.

Davide Gavazzeni ha chiesto e ottenuto la citazione dell’azienda sanitaria.

 

Verrà coinvolta anche l’Ulss 18 nel processo per le gravissime lesioni subite dalla piccola Eleonora Gavazzeni, rimasta cerebrolesa dopo il parto avvenuto all’Ospedale cittadino.

Con l’"udienza filtro" ieri si è aperto il processo davanti il giudice Silvia Varotto (pubblicoministero Lorenzo Sparapan) con imputate per i reati di lesioni personali gravissime le ginecologhe Dina Paola Cisotto e Cristina Dibello, difese rispettivamente dagli avvocati Ugo Chiarato e Riccardo Venturi.

Il papà della piccola, Davide Gavazzeni, si è costituito parte civile con l’avvocatoMario Cicchetti di Rieti ed è stata presentata una richiesta risarcimento danni di 4 milioni di euro. La novità è stata l’istanza di citazione del responsabile civile, l’Ulss 18 e, come anticipato dal giudice, l’azienda sarà citata per la prossima udienza del 24 settembre.

Il 3 dicembre 2008 la signora Gavazzeni, 32enne, diabetica, è all’ospedale cittadino per partorire con taglio cesareo programmato al termine della gravidanza. Invece qualcosa va storto ed Eleonora nasce affetta da tetraparesi spastica e ipovedente. Inizia il calvario per la bambina e i genitori che denunciano tutto ai carabinieri di Fiesso Umbertiano i quali iniziano a investigare coordinati dal sostituto procuratore Stefano Longhi. Finiscono indagate 12 persone, tra medici, ostetriche e infermiere del reparto del SantaMaria dellaMisericordia.Ma secondo il perito della Procura, la bolognese Elke Otto, le scelte dei sanitari furono “condivisibili” e non furono eseguite manovre sbagliate tali da compromettere il nascituro. A fine 2010 Longhi chiese l’archiviazione. La famiglia si oppose. Nel marzo 2011 il gip Carlo Negri respinse l’archiviazione e chiese al Pm approfondimenti concretizzatesi inuna nuova consulenza effettuata da tre professori universitari. Le conclusioni sono state opposte.

Parallelamente c’è la querelle relativa al furgone aziendale che la famiglia, ora abitante a Borsea, utilizzava per portare la figlioletta in giro per gli ospedali di Rovigo, Monselice e Verona per sottoporla a delicate e indispensabili cure. Nell’autunno scorso l’imprenditore non era riuscito a pagare le rate del leasing a causa della crisi economica e per le ingentissime spese sostenute: così l’uomo è stato denunciato per appropriazione indebita e il mezzo, un Mercedes Vito, gli è stato sequestrato. Episodio che nella frazione ha innescato una gara di solidarietà a Borsea che ha portato allamessa a disposizione di unmezzo all’uomo.

Sul fronte della causa civile sono stati chiesti 30 milioni di euro all’Ulss 18 e ai duemedici coinvolti per i danni patiti dalla bambina, i genitori e la madre. Il maxirisarcimento verrà discusso dal 19 giugno e l’avv. Cicchetti ha presentato ricorso per accertamento tecnico chiedendo che venga anticipata la consulenza tecnica e che venga effettuata da medici legali di fuori regione.

Fonte: Il Gazzettino