L’ospedale non paga: i genitori di Arianna,>

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Arianna dovrebbe essere in spiaggia a ridere con i quindicenni come lei se dall’Ospedale Cardarelli, entrata a tre mesi, non fosse uscita sorda, ipovedente e intrappolata in un corpo rigido che le genera quotidiane sofferenze, se non sottoposto a cure continue. Ma l’azienda sanitaria napoletana, condannata nel novembre scorso a risarcirla, non intende versare nemmeno un anticipo che servirebbe a pagarle le cure di cui necessita per sopravvivere. Così i genitori, ignorati anche dal presidente della Campania, Vincenzo De Luca, cui si erano rivolti, hanno preso la decisione estrema: si lasceranno morire.

LO SCIOPERO DELLA FAME
Sono arrivati di buon mattino Matilde Mamoli ed Eugenio Manzo, spingendo la carrozzina della figlia Arianna, fin sotto la Corte d’Appello di Salerno, dove la prima sezione civile, sotto la presidenza di Maria Assunta Niccoli, dal 25 giugno scorso non decide sulla richiesta di sospensiva del pagamento presentata dal Cardarelli. La condanna emessa dal Tribunale di Salerno era esecutiva. E da subito obbligava l’azienda sanitaria al ristoro del danno permanente causato, secondo i giudici, dall’aver sottoposto a sedazione prolungata la neonata con un farmaco sconsigliato per i bambini. Ma nemmeno un euro, dei tre milioni di stabiliti, è stato versato. Malgrado i genitori abbiano sottolineato più volte la necessità di quei soldi per le terapie cui Arianna deve essere sottoposta da quando è entrata al Cardarelli bimbetta festosa e ne è uscita, ricorda Matilde, «come di legno».

«AIUTATECI A LENIRE LE SUE SOFFERENZE»
«Le nostre condizioni economiche non ci consentono più di offrire a nostra figlia quell’assistenza continuativa, oltre che il minimo delle cure, di cui ha bisogno Arianna. Al solo fine di tentare di lenire le grandi sofferenze che da 15 anni patisce», spiega il padre in una nota. «Io ormai dal 2005 non lavoro più per prestare assistenza ad Arianna. E mia moglie lavora part-time in una casa di cura per anziani. E sinceramente non abbiamo più nulla da perdere», ammette. Stremati dagli anni di «silenti tribolazioni» in attesa di giustizia, lui e sua moglie erano rimasti colpiti quando, alla fine di una battaglia legale estenuante, il loro difensore, Mario Cicchetti, era riuscito a far valere le loro ragioni. Poi l’amara sorpresa dell’esecutività ignorata. Proprio mentre il lock-down, nella minuscola casa di Cava dei Tirreni, piena di barriere architettoniche, rendeva la vita di Arianna ancora più drammatica.

«Arianna per noi è una grande gioia, ma l’hanno rovinata»
Arianna è solo intrappolata. Ma dai genitori riesce a farsi capire benissimo. «Oggi è euforica perché è contenta di uscire. Pensa che sta andando a fare una passeggiata. Crede che la portiamo al mare. E’ da gennaio che, per il Covid, non avevamo più potuto portarla fuori», spiega la madre, con divertita tenerezza. Il danno permanente che le sta rubando l’adolescenza non è riuscito a uccidere l’allegria contagiosa di Arianna. «Per noi è una grande gioia. Però l’hanno rovinata. E’ entrata al Cardarelli che era una bambina come tutte le altre, è uscita che eccola qua: sta seduta su una sedia a rotelle. Per lei è tutto difficile, complicato, doloroso. Abbiamo aspettato tanto. Non ce la facciamo più. Vogliamo solo giustizia».

Fonte: Corriere della sera