È grave il bimbo nato in ambulanza

in Scrivono di noi

Non lo può allattare, non lo può tenere in braccio, non lo può nemmeno toccare. La madre del piccolino nato sull’ambulanza in corsa in autostrada all’altezza di Monselice guarda suo figlio dal vetro della rianimazione neonatale.

E intanto il caso del bambino finirà sui tavoli del Ministero della Salute, della Regione e del difensore civico. Lo assicura Mario Cicchetti, l’avvocato del foro di Rieti che tutela lamamma
polesana 46enne costretta a partorire durante il trasferimento verso l’Azienda ospedaliera di Padova deciso dai medici dell’ospedale di Rovigo: il neonato rischia menomazioni gravissime. E sulla vicenda ora
interviene anche la politica, coi consiglieri regionali Patrizia Bardelle, Piero Ruzzante e Cristina Guarda di Veneto 2020 che chiedono verifiche approfondite per chiarire se la struttura del nosocomio rodigino «sia o meno in grado di rispondere efficacemente a casi analoghi che potrebbero sempre ripresentarsi in futuro».
Secondo l’avvocato il caso ricorda drammaticamente quello della piccola Eleonora Gavazzeni, seguito sempre da Cicchetti. La piccola è nata, sempre all’ospedale di Rovigo, nel 2008, con gravi danni eurologici
provocati da quanto avvenuto in sala parto. A marzo scorso la Cassazione ha riconosciuto la responsabilità delle lesioni alle ginecologhe che avevano assistito la madre.
LA REPLICA
«Fa rabbrividire - precisa Cicchetti - sapere che il direttore generale dell’Ulss Antonio Compostella ha avuto notizia di quanto accaduto alla mia assistita soltanto l’altro ieri, 18 giorni dopo il parto. Questo
conferma che l’azienda di Rovigo è attraversata da un’ombra che dura da troppi anni e che rischia di offuscare tutta la sanità veneta». Per l’avvocato quanto accaduto «impone alla politica e all’autorità giudiziaria di intervenire in maniera drastica con provvedimenti immediati che non consentano il reiterarsi di condotte simili a quelle che hanno contraddistinto questo caso e assimilabili a quello più noto della piccola Eleonora Gavazzeni ».
Compostella si è detto pronto a mettersi a disposizione della famiglia. «Speriamo che lo faccia davvero - replica l’avvocato della madre polesana - Accettiamo volentieri la sua disponibilità, perché vogliamo
comprendere cos’è accaduto. E per questo attendiamo fiduciosi la relazione che farà l’azienda e che confluirà negli atti d’indagine della Procura. Il direttore ha tutti i miei riferimenti, sa come contattami così da dimostrare alla mamma del piccolino la disponibilità che ha offerto a voce».Maoltre alla questione medica, Cicchetti affronta anche quella umana: «L’atteggiamento freddo e denigratorio che questa madre dice di aver subito, inoltre, getta un’ulteriore ombra su quell’ospedale e sui sanitari. Farò pervenire una relazione al Ministero, alla Regione e al difensore civico, insieme a quanti si occupano anche dei finanziamenti alla sanità ».

Fonte: Gazzettino