Querela, Amatrice risponde a Charlie Hebdo

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Il Comune di Amatrice querela la rivista Charlie Hebdo per diffamazione aggravata in seguito alle due vignette che hanno indignato l’opinione pubblica e ferito ulteriormente la cittadinanza colpita dal terremoto. Un gesto per onorare le vittime che riaccende il dibattito sulla satira e i suoi limiti.

Lunedì 12 settembre il Comune di Amatrice ha depositato alla Procura di Rieti una denuncia-querela per diffamazione aggravata nei confronti dei vignettisti e del direttore della rivista francese Charlie Hebdo. L'atto è stato presentato dall'Avvocato Mario Cicchetti.

Secondo l'Amministrazione di Amatrice le due vignette, che ritraggono i morti del terremoto come piatti tipici italiani, sarebbero "un macabro, insensato e inconcepibile vilipendio delle vittime".

Mario Cicchetti
© FOTO: FORNITA DALL'AVVOCATO MARIO CICCHETTI
Mario Cicchetti
Dopo mesi di un continuo "jesuisCharlie" torna alla ribalta il dibattito sulla satira e la libertà d'espressione. Quali sono i limiti della satira e da che cosa sono stabiliti? Qual è lo scopo della querela? Sputnik Italia per fare il punto della situazione ha raggiunto direttamente l'Avvocato Mario Cicchetti, legale del Comune di Amatrice.
— Avvocato Cicchetti, ci potrebbe commentare la decisione presa del comune?

— L'amministrazione comunale con il sindaco e l'intera giunta ha deciso di conferirmi l'incarico di sporgere una denuncia-querela nei confronti della rivista satirica Charlie Hebdo, che aveva pubblicato due vignette con le firme di Felix e Coco. L'amministrazione ha compiuto questa scelta, perché ha ritenuto che si trattasse di un macabro, insensato e inconcepibile vilipendio delle vittime di un evento naturale.

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© REUTERS/ REMO CASILLI
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È inteso sottoporre all'attenzione della magistratura italiana la querela e la magistratura sarà chiamata a verificare la bontà del materiale che noi abbiamo depositato. Noi riteniamo che i presupposti per la configurazione del reato di diffamazione aggravata nei confronti non solo dei vignettisti ma anche del direttore della testata siano ampiamente identificabili. Siamo fiduciosi, rimaniamo comunque in attesa delle determinazioni cui giungerà la magistratura.
— Il reato dove si è consumato, in Italia o in Francia?

— La questione è molto semplice. Il reato senza dubbio alcuno si è consumato sul territorio italiano. La condotta diffamatoria è un reato che tecnicamente viene definito "reato di evento" e si consuma non al momento della diffusione, ma al momento della percezione dello stesso. È questo il motivo per cui noi riteniamo che il procedimento debba incardinarsi sul territorio italiano.

— È diventato comunque un caso giudiziario internazionale. Come si svilupperà il caso, queste persone verranno querelate anche in Francia?

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© EAST NEWS/ WOJTEK LASKI
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— Stiamo valutando anche di interessare le autorità francesi, questo per onorare nel miglior modo possibile le tante vittime di questo sisma. Non solo le vittime, ma anche l'intera cittadina di Amatrice e tutte le persone sopravvissute. Queste persone, oltre a dover sopportare una situazione disastrosa, hanno perso i propri cari, le case, tutti i loro affetti e si trovano ad essere beffati da una rivista che non ha nulla di satirico.

Sia l'ordinamento italiano che quello francese conoscono da decenni, per non dire secoli, la diffamazione e ne conoscono i limiti e gli esimenti. Sia l'ordinamento italiano sia quello francese, per quanto riguarda l'esercizio del diritto di cronaca, sanno perfettamente per plurime pronunce giurisprudenziali che tale diritto è vincolato a rispetto della continenza e nel rispetto della dignità delle persone.

— Dopo le vignette in questione si è riaperto il dibattito sulla satira e la libertà di espressione. Come stabilire i limiti oltre i quali la satira non si deve spingere?

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© AFP 2019/ MARTIN BUREAU
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— Il diritto di satira è una modalità che deve essere assoggettata al limite della continenza e al limite della funzionalità delle espressioni e delle immagini rispetto allo scopo di denuncia sociale e politica. Nel caso specifico, l'amministrazione comunale ha ritenuto che queste vignette si siano risolte solo ed esclusivamente in un'aggressione gratuita a quella che è la sfera morale della propria cittadinanza. Non poteva quindi esimersi dal compiere una scelta di questo genere. Plurime pronunce delle Corti Supreme italiana e francese hanno individuato questo principio di limite oltre il quale non si può andare, se non incorrendo nella configurazione di un reato di diffamazione aggravata.

— Che cosa vorreste ottenere con la querela e quale sarebbe la parte civile in questione?

— L'amministrazione comunale attraverso me, qualora la magistratura dovesse ravvisare l'ipotesi di reato in capo ai vignettisti e al direttore, intende e ribadisce la volontà di costituirsi parte civile nei confronti del direttore della testata e dei due vignettisti.

Costituirsi parte civile significa iniziare un procedimento penale all'esito del quale un giudice terzo imparziale si esprimerà attraverso una sentenza. Qualora questa sentenza dovesse essere a noi favorevole, quindi riconoscere che le vignette sono da considerarsi diffamatorie, riconoscerà a quel punto all'amministrazione un risarcimento. Questo risarcimento andrà interamente devoluto alle popolazioni che sono state purtroppo colte da questo sisma.

Fonte: Sputniknews